Le medicine popolari

A guardare il numero, i rimedi erano tanti. Uno per ogni malattia, ferita o malessere. Peccato che i più fossero sgradevoli, assai peggio di una medicina amara. E meglio era chiudere gli occhi e tuffarsi, idealmente, in saporite libagioni. Diversamente non poteva essere quando si trattava di ingollare, per recuperare salute e benessere, pidocchi, lumache, umori femminili. Affidata quasi completamente ai guaritori, la pratica della medicina popolare era un tempo assai diffusa in Sardegna. Pozioni, oli, infusi, unguenti a base di erbe, fiori, animali o parti di animali. Contro le punture di ogni tipo d'insetto, pare fosse molto efficace l'unguento di scorpione: gli aracnidi venivano messi ancora vivi dentro vasetti pieni di olio d'oliva e lasciati lì per circa un mese. Per curare l'ulcera, nel Campidano, si costringeva l'ammalato a inghiottire vivi tre lumaconi senza guscio. La medicina era la bava dei 'boverisi': avrebbe dovuto ricostruire le pareti dello stomaco. Dall'itterizia, 'su mali giallu', si guariva ingoiando un uovo crudo insieme a cinque pidocchi vivi, naturalmente prelevati dalla testa di un uomo. Ché i canini o i pollini non avrebbero avuto lo stesso effetto. In tempi di scarsità di farmaci chimici e di ingenua fiducia nella Natura, la medicina era una forma di sapienza popolare. Le cure erano affidate a chi conosceva i segreti delle erbe e le misture, intuiva l'origine del dolore e mostrava una felice predisposizione a farsene carico. Regole empiriche e una buona capacità d'osservazioneGli infusi, gli impacchi e i medicamenti si potevano fare in casa e all'occorrenza. La malva o 'marmaredda' guariva le infiammazioni, in particolare quelle che interessavano l'apparato intestinale, ma anche il mal di denti.
Il grasso della serpe rigenerava la pelle, così almeno si credeva. Allora si facevano cuocere sette bisce diverse vive, si raccoglieva il grasso che l'animale liberava durante la cottura e l'unguento ottenuto si spalmava sull'herpes o un'altra infiammazione dell'epidNon tutti i dolori, però, erano di origine fisica. I rimedi, di conseguenza, hanno a che fare più con la magia che con il potere curativo degli ingredienti. Contro la gelosia, per esempio, le donne somministravano al proprio uomo una mistura di sangue mestruale, caffè e vino. Gli effetti? Legarlo a sé per sempre. E se la malva si usa ancora, quest'ultima ricetta la ricordano in poche.ermide.